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Vintage & Attuale


Ares

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Apro questo topic date le discussioni che ho letto in altri riguardo al Vintage e all'"Attuale".

Io credo che negli anni '50 l'idea di "chitarra commerciale" non ci fosse o comunque esisteva in una forma diversissima rispetto ad adesso e le richieste di chitarre erano inferiori a quelle attuali (Quindi la produzione poteva essere affidata esclusivamente a liutai).

Ovviamente le chitarre dell'epoca utilizzavano la tecnologia dell'epoca! Partiamo dai condensatori, il carta/olio è molto più grosso rispetto a un ceramico ed è un bell'ingombro e le differenze di suono minimo/nulle.

Un altro esempio sono i pick up, analizziamo solo i p90: prima montavano magneti alnico3, mentre ora montano gli alnico5! Questo è il progresso, questa è la tecnologia.

Non dimenticate che Gibson deve fare i soldi e non può avere una produzione senza macchine al giorno d'oggi!!!

Detto questo il vintage non è "meglio", è vintage ed è sicuramente più vicino ai nostri eroi come Page, BB King eccetera!

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Semplicemente c'erano esigenze diverse.

I prodotti che abbiamo adesso sono il frutto di ricerche nel corso degli anni (negli anni '50 necessitavano di Floy Rose e pickup ceramici sparoni come negli anni '70/'80? no).

 

PS: "chitarra commerciale": non erano tante le persone che potevano permettersi una chitarra elettrica. Costavano meno, sì, ma il prezzo andava rapportato al salario medio di allora.

 

Imho.

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quando uscì la les paul, se non erro (Alni correggimi nè) costava 212 dollari, a fronte dei 180 della stratocaster, questo mi pare d'aver letto da qualche parte... ma appunto, era la metà degli anni 50...e 200 dollari in quell'epoca...si insomma...ecco.. [crying]

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Per quanto mi riguarda io posso dirti che le diffrenze tra vintage ed attuali, in mezzo ci sta una marea di roba semplicemente vecchia, è molto accentuata, ma non vorrei che si ricadesse sul ftto che il vecchio è vintage.

Il Vintage è una cosa che deve corrispondere a certi requisiti e non per forza deve essere vecchissimo.

Considerata Vintage potrebbe essere una qualsiasi LP dal 54 fino al 63 (dal '52 al '54 direi solo per interesse storico) o una serie limitata del '68, come potrebbe esserlo una Custom tra l'80 e l'83 o una heritage dello stesso periodo .Il resto è solo vecchio con tutto quello di buono che può esserci dato dall'età.

Sorrido spesso quando vedo chiamare Vintage una Custom del '70 o peggio ancora una Standard del '90..cioè, nel mondo per vendere ci si inventa di tutto ed a forza di sentire certe bagianate ci si convince che il vintage sia tutto quello che ha passato 10 anni (nelle migliore delle ipotesi).

Costruttivamente la LP con Body classico è rimasta invariata in tutto, cambiano le rifiniture generali, a mio avviso in molti casi migliori adesso e la precisione dello strumento che adesso potrei definire impeccabile rispetto ad un ciospo del '52.

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io mi trovo concorde con Alnico... oppure in certi casi anche il fatto che il tempo ha scremato gli esemplari migliori è determinante, è chiaro che gli esemplari riusciti bene (come ci sono nel nuovo) ma costruiti con legni che erano essicati naturalmente e che già allora avevano degli anni alle spalle + la loro stagionatura assorbendo vibrazioni sui palchi per anni ed anni rendono questi esemplari inarrivabili per le condizioni che si sono venute a creare con gli anni(smagnetizzaizone dei pick o la loro naturale microfonicità, per le vibrazioni assorbite dal legno invece basti guardare l effetto che ci dimostrano le acustiche suonate da quelle non).... quindi direi che vale la regola che quello che già era ottimo allora + quello che ha guadgnato negli anni diventa un traguardo veramente ottimo, ma se era una cofeca di chitarra allora è rimasta una ciofeca, bisogna come in ogni caso utilizzare il cervello e le orecchie e trarne delle conclusioni obiettive, considerando che la suonabilità ha un peso determinante, perchè le nuove fatte bene in fatto di suonabilità hanno veramente un valore aggiunto e un peso per me determinante, HIMO

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Ancora con le leggende metropolitane?

 

- Gibson utilizzava legname asciugato in autoclave anche negli anni '50, anche perche' la stagionatura naturale del legname impiega ANNI(anche decine) per essere completata(nel frattempo che facevano?). Semmai a quei tempi si usava mogano migliore, cresciuto nelle foreste amazzoniche e non in quelle controllate dalla Rainforest Alliance e con un contenuto di umidita' inferiore a quello impiegato oggi(sempre se si tratti di mogano e non di un succedaneo).

 

- l'AlNiCo si smagnetizza di meno del 5% in un secolo...

 

- I legni delle chitarre elettriche solid body sono solidamente incapsulate dentro un cappottino di poliestere e/o nitro. Anche ai tempi d'oro il turapori con cui venivano ricoperte era una barriera impenetrabile all'aria(non parliamo delle poi delle chitarre di Leo, ricoperte per immersione in barili da 55 galloni di turapori a base oleosa fin dalla meta' degli anni '50!). A meno che non "respirassero" dagli scassi del tremolo fatemi capire come avrebbero fatto a "maturare"

 

Non tiriamo ancora fuori il paragone con le chitarre acustiche, fatte e verniciate per RISUONARE, cosa che esattamente il contrario della filosofia di progetto di una solid body...

 

Semplicemente: a quell'epoca le chitarre(non tutte) erano fatte meglio. I numeri erano inferiori, le maestranze erano piu' addestrate ed i materiale di maggiore qualita'. E con il passare del tempo una chitarra gia' buona subisce un assestamento di tutte le sue componenti che la fa suonare anche meglio.

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Ancora con le leggende metropolitane?

 

- Gibson utilizzava legname asciugato in autoclave anche negli anni '50, anche perche' la stagionatura naturale del legname impiega ANNI(anche decine) per essere completata(nel frattempo che facevano?). Semmai a quei tempi si usava mogano migliore, cresciuto nelle foreste amazzoniche e non in quelle controllate dalla Rainforest Alliance e con un contenuto di umidita' inferiore a quello impiegato oggi(sempre se si tratti di mogano e non di un succedaneo).

 

- l'AlNiCo si smagnetizza di meno del 5% in un secolo...

 

- I legni delle chitarre elettriche solid body sono solidamente incapsulate dentro un cappottino di poliestere e/o nitro. Anche ai tempi d'oro il turapori con cui venivano ricoperte era una barriera impenetrabile all'aria(non parliamo delle poi delle chitarre di Leo, ricoperte per immersione in barili da 55 galloni di turapori a base oleosa fin dalla meta' degli anni '50!). A meno che non "respirassero" dagli scassi del tremolo fatemi capire come avrebbero fatto a "maturare"

 

Non tiriamo ancora fuori il paragone con le chitarre acustiche, fatte e verniciate per RISUONARE, cosa che esattamente il contrario della filosofia di progetto di una solid body...

 

Semplicemente: a quell'epoca le chitarre(non tutte) erano fatte meglio. I numeri erano inferiori, le maestranze erano piu' addestrate ed i materiale di maggiore qualita'. E con il passare del tempo una chitarra gia' buona subisce un assestamento di tutte le sue componenti che la fa suonare anche meglio.

 

per me è esattamente il contrario, ma rispetto il tuo punto di vista.... le fender pre cbs avevano un velo di vrenice nitro "vera", che non è la stessa che si usa oggi che da quanto mi hanno detto non sarebbe nemmeno a norma, con le unghie nelle pre/cbs si toglie la vernice, hai mai provato? quei legni siccome si era appena iniziata la produzione erano essicati in maniera diversa e soprattutto il frassino che hanno usato per le prime era eccezzionale, come il palissandro brasiliano, e se anche la smagnetizzazione avviene quasi inesistentemente il rame usato era diverso, più impuro e negli hanni quei pick up sono diventati microfonici in maniera particolare che non saprei spiegare, ma quanto batti nella cassa a chitarra accesa sembra viva da tanto si sente nei pick up, tutto frutto di quella microfonicità che è difficile ricreare artificialmente, e tutto ciò non viene da luoghi comuni ma da cose che ho appurato di persona, poi sai come la penso e che non ritengo che necessariamente le vecchie siano migliori, a volte anche peggiori, ma gli esemplari perfetti sono stati levigati dal tempo in maniera unica, e amplificati solo con cavo e null altro dimostrano un range tonale completo e unico nel suo genere, e puoi chiederlo a chiunque ne abbia provate parecchie o anche ai costruttori di pick più famosi per il discorso della differenza nei materiali costruttivi ora non più reperibili uguali, magari migliori ma non uguali.

Le maestranze per quando riguarda fender per esempio erano addirittura invece peggiori, te le sogni le tasche dei manici come quelle odierne o gli scassi che fanno ora, per non parlare dei manici e dei set up, nemmeno gli somigliano come suonabilità, quindi con tutto il rispetto per le tue autorevolissime opinioni ma io la penso diversamente e non puoi liquidare tutto come luogo comune quando l ho maturata prova su prova, al massimo puoi dirmi che la pensi diversamente o che sono sordo, ma non che parlo per sentito dire, senz apolemica alcuna

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Massi, che fossero più o meno perfette delle attuali non lo so, ma so che le facevano suonare da dio lo stesso senza farsi troppi pensieri sulla tasca del manico non millimetrica o dei pickup con rame impuro...

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Massi, che fossero più o meno perfette delle attuali non lo so, ma so che le facevano suonare da dio lo stesso senza farsi troppi pensieri sulla tasca del manico non millimetrica o dei pickup con rame impuro...

 

perchè io di cosa parlavo??? ho detto la stessa cosa, solo che visto che sopra ho letto che la manovalanza era la causa principale della loro riuscita mi sono permesso di dire che PER ME non è proprio così, i motivi sono i più disparati e quasi sempre legati ai divrsi materiali, ma quelle riuscite bene col tempo hanno preso un carattere inimitabile, le ciofeche sono rimaste tali, ma quelle che spaccavano sono decisamente inarrivabili.himo

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ribadisco il mio post precedente... e aggiungo.. a quei tempi si facevano molti meno problemi a suonare, prendevano cosa gli faceva più comodo e via a suonare ... forse è una cosa che purtroppo si è persa negli anni...

 

 

scusa e , questo può essere vero, ma cosa centra col fatto di cui parliamo ? se tu oggi confronti 2 chitarre riuscite bene entrambe, una del passato e una nuova, sei tu che le devi suonare e quindi se dai un tuo giudizio lo dai per quello che tu senti, non capisco cosa centra quel discorso, noi stavamo parlando d altro, mica di come suonavano nelle loro mani, ma di quello che sentiamo noi suonandole, e sinceramente ora che siamo abituati a certi manici non è smeplice abituarsi, da una parte, dall altra ci sono altri pro...

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nel senso sta mania ( che io la chiamo sega mentale ) del vintage non ce l'avevano in quegli anni .. non stavano a scervellarsi a trovare chissà cosa...quindi se "suonavano" non era perchè erano vintage.. suonavano e basta ... cosa che si può trovare anche in quelle odierne se si pensasse di può a suonare invece che andare a cercare il pelo nella passerina di paris hilton..

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ma...... stai parlando con uno che il pallino del vintage proprio non ce l ha.... anzi... però ugualmente dico quello che penso, allora come facevano a cercare in vintage che non esisteva? oggi c'è chi cerca il pezzo vintage perchè gli piace quello, chi vuole in nuovo compra il nuovo, ma anche se io non ci trovo nulla non penso che chi invece è interessato a quelle sfumature abbia seghe mentali, se gli piace quello compra quello.

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Ancora con le leggende metropolitane?

 

- Gibson utilizzava legname asciugato in autoclave anche negli anni '50, anche perche' la stagionatura naturale del legname impiega ANNI(anche decine) per essere completata(nel frattempo che facevano?). Semmai a quei tempi si usava mogano migliore, cresciuto nelle foreste amazzoniche e non in quelle controllate dalla Rainforest Alliance e con un contenuto di umidita' inferiore a quello impiegato oggi(sempre se si tratti di mogano e non di un succedaneo).

 

- l'AlNiCo si smagnetizza di meno del 5% in un secolo...

 

- I legni delle chitarre elettriche solid body sono solidamente incapsulate dentro un cappottino di poliestere e/o nitro. Anche ai tempi d'oro il turapori con cui venivano ricoperte era una barriera impenetrabile all'aria(non parliamo delle poi delle chitarre di Leo, ricoperte per immersione in barili da 55 galloni di turapori a base oleosa fin dalla meta' degli anni '50!). A meno che non "respirassero" dagli scassi del tremolo fatemi capire come avrebbero fatto a "maturare"

 

Non tiriamo ancora fuori il paragone con le chitarre acustiche, fatte e verniciate per RISUONARE, cosa che esattamente il contrario della filosofia di progetto di una solid body...

 

Semplicemente: a quell'epoca le chitarre(non tutte) erano fatte meglio. I numeri erano inferiori, le maestranze erano piu' addestrate ed i materiale di maggiore qualita'. E con il passare del tempo una chitarra gia' buona subisce un assestamento di tutte le sue componenti che la fa suonare anche meglio.

 

In linea di massima ti quoto, ma non in tutto.

Tieni conto che una chitarraccia cinese da 50 euro copia imitazione di una Les paul suona comunque anche se fatta con trucciolare.Ma cos'è che fa la differenza? non si può affermare che se attacchi una copia cinese ad un ampli non suona, mentre una originale si, suonano ma con delle differenze. Queste differenze, paragonate al fato del suono amplificato sono minime, capirei totali se la chitarra cinese non facesse nessun suono. Allora, cosa si va a guardare nel suono di una chitarra? si guarda quella minima differenza che passa tra il suono di una chitarra scadente ed il suono di una chitarra buona, che se volessimo metterla in percentuale sarà il 20% si e no ed è in questo 20% che vanno ricercate le differenze. Quel 5% scarso della smagnetizzazione dei PU assieme ad un 10% di umidità in meno , assieme alla memoria che il legno acquista suonandolo, assieme ad altri piccolissimi fattori, determinano quello che è la differenza tra un bel suono ed un brutto suono, su tutta la chitarra si mette in discussione un 20% soltanto. Quindi di leggende metropolitane ci sono, ma non proprio tutto, anche se in piccola parte il legno stagionato, la vetrificazione della vernice, l'assestamento, la smagnetizzazione etc.etc. comportano proprio quelle differenze che uno strumento odierno non può avere.

Sul fatto poi che una volta venivano fatte meglio ho veramente dei seri dubbi, sul fato che una volta si usassero prodotti migliori invece concordo a 359°

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forse Alnico è stato più bravo a esprimere in poche righe il concetto, ma io la penso allo stesso identico modo, purtroppo non ho la sua capacità di sintetizzare il mio pensiero, ma il succo è questo, perfettamente sintetizzato, in più gli aggiungerei che se la suonabilità dello strumento ci gratifica e ci rende semplice suonarci sopra, può essere un vero valore aggiunto tra un esemplare e l altro visto che una bella parte del suono viene fatto dalle mani, e in questo fattore ci metterei pure quanto lo strumento ci piace, quello che non pensiamo che sia, quello che noi crediamo possa fare, e infine il totale di questi fattori ci da quella sicurezza mentale che aasieme alla reale qualità dello strumento può darci quella spinta in più, vi siete mai accorti della differenza che può fare l "intenzione" con la quale ci si approccia??? conta più di quello che si può pensare.....

 

per quanto riguarda i materiali invece io citerei le leghe dei ponti che mentre molti non calcolano la loro importanza invece ce l hanno determinante in quanto il ponte è l elemento assieme al manico dove la dissipazione dell energia delle corde si ripercuote maggiormente e la sua capacità di ASSORBIRLA è FONDAMENTALE, e quindi il materiale del ponte per me è importantissimo, quindi la stessa estetica non corrisponde allo stesso rendimento;

 

Il legno del manico e il tipo di truss rod e relativa giunzione sono altrettanto importanti, a livello di liuteria la costruzoone del manico è per me il '75 per cento dello strumento;

 

e alla fine del lavoro non dimentichiamoci il setu up e le regolazioni delo stesso che a volte hanno un importanza rilevantissima.

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In linea di massima ti quoto, ma non in tutto.

Tieni conto che una chitarraccia cinese da 50 euro copia imitazione di una Les paul suona comunque anche se fatta con trucciolare.Ma cos'è che fa la differenza? non si può affermare che se attacchi una copia cinese ad un ampli non suona, mentre una originale si, suonano ma con delle differenze. Queste differenze, paragonate al fato del suono amplificato sono minime, capirei totali se la chitarra cinese non facesse nessun suono. Allora, cosa si va a guardare nel suono di una chitarra? si guarda quella minima differenza che passa tra il suono di una chitarra scadente ed il suono di una chitarra buona, che se volessimo metterla in percentuale sarà il 20% si e no ed è in questo 20% che vanno ricercate le differenze. Quel 5% scarso della smagnetizzazione dei PU assieme ad un 10% di umidità in meno , assieme alla memoria che il legno acquista suonandolo, assieme ad altri piccolissimi fattori, determinano quello che è la differenza tra un bel suono ed un brutto suono, su tutta la chitarra si mette in discussione un 20% soltanto. Quindi di leggende metropolitane ci sono, ma non proprio tutto, anche se in piccola parte il legno stagionato, la vetrificazione della vernice, l'assestamento, la smagnetizzazione etc.etc. comportano proprio quelle differenze che uno strumento odierno non può avere.

Sul fatto poi che una volta venivano fatte meglio ho veramente dei seri dubbi, sul fato che una volta si usassero prodotti migliori invece concordo a 359°

 

C'è un altro fattore da tener ben presente e non è da poco. E' che ogni cosa ha un'anima. Ed è qui che si gioca una parte importante della partita. I legni,coloro che li hanno selezionati,il tal giorno invece che un'altro,chi ha costruito e come,chi era,cosa pensava........Tutto ciò concorre non poco alla riuscita finale di uno strumento.

Enzo Ferrari diceva che la bellezza intrinseca di un oggetto (il motore nel suo caso) concorreva in modo misterioso alla sua riuscita finale. Neanche lui sapeva esattamente cosa ma sapeva che qualcosa di misterioso influiva sulla riuscita o meno di un motore. C'era quello che il tal giorno riusciva insuperabile o indistruttibile. Un altro,a parità di materiali suonava male,o si rompeva dopo un pò. Qui si ruota attorno,mi pare,allo stesso problema. Per me non c'è una ragione precisa sul perchè una chitarra suona meglio o peggio di un'altra. E' un qualcosa (e meno male) che sfugge alla logica comune. Le chitarre vintage o dei primi anni 70'(che io considero vintage) hanno una specie di umiltà dentro che quelle nuove non hanno.

Sono più umili,meno pretenziose forse propio perchè in quegli anni non si celebrava nulla. Si costruivano semplicemente chitarre elettriche.Con attorno il feeling di quegli anni(libri,cibo,musica films,politica)Questi strumenti hanno preso vita in quel contesto,il tal giorno alla tal ora. E' questo,per me,che le differenzia dalle altre. Il suono di questi strumenti è più umile,non più brutto,ma umile. Quello è il suono vintage. Quando prendo in mano uno strumento di quegli anni è la prima cosa che riconosco.(incluso un vecchio basso fender mustang del 66'). E' l'anima umile che li fa suonare così. Stessa cosa per l'uomo. Trovano il dna,scannerizzano il cervello,il cuore,ma l'anima non si trova [mellow]

Non è quindi un fatto puramente meccanico

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per me è esattamente il contrario, ma rispetto il tuo punto di vista.... le fender pre cbs avevano un velo di vrenice nitro "vera", che non è la stessa che si usa oggi che da quanto mi hanno detto non sarebbe nemmeno a norma

 

 

 

 

Chiedo scusa se rispondo solo adesso ma sono ancora impegnato nel trasloco.

 

 

 

Copio ed incollo l'articolo in questione che spiega molte cose:

 

 

 

"Le prime lap steel e perfino gli amplificatori K&F dell'immediato dopoguerra erano smaltati con la stessa vernice a base di piombo che si usava per gli elettrodomestici, grigiastra e grinzosa, l'unico colore facilmente reperibile all'epoca (era stato usato anche per le navi da guerra!).

 

La prima variazione fu contestuale ai primi esperimenti con legni diversi dal pino (ricordo che i prototipi della chitarra che sarebbe diventata la Broadcaster e qualche Esquire di primissima produzione erano in pino), acquistando le vernici alla nitrocellulosa usate per i mobili (da qui il blonde, molto in voga negli anni '50, ma anche il sunburst e il nero).

 

I "custom color" furono introdotti nel 1955 usando vernici acriliche della DuPont messe a punto in quegli anni per essere applicate a materiali diversi dal metallo (e qui sfatiamo una leggenda, Leo non utilizzò vernici automobilistiche, anche se alcuni colori ovviamente coincidevano). I Duco Colors, così si chiamavano le nuove vernici, non avrebbero però potuto aderire al legno trattato con il turapori utilizzato fino ad allora, un composto alla nitro addizionato con lo stearato di zinco (detto "sapone" dagli addetti ai lavori) per renderlo più facilmente carteggiabile.

 

Fu quindi deciso di passare a un turapori diverso, un prodotto di Sherwin Williams chiamato Homoclad, a base d'olio, molto penetrante, compatto e protettivo. Veniva applicato per immersione e l'uso venne esteso a tutta la produzione. L'Homoclad venne utilizzato fino al 1962.

 

Nel 1962 Leo decise di sperimentare fondi di nuovo tipo, che consentissero maggiori economie di scala e un sostanziale taglio nei tempi di verniciatura e asciugatura. La scelta cadde su una vernice poliestere, catalitica bicomponente, chiamata Fullerplast (niente a che fare con Fullerton, la Betlemme della chitarra elettrica, ma col nome del produttore, Fuller O'Brien unito a "plast"). Erano sufficienti due spruzzate di Fullerplast e 24 ore di tempo per poter applicare il colore finale.

 

Nel 1965, più o meno contestualmente al passaggio di proprietà, ci fu una variazione alla formula del trasparente applicato sopra il colore, forse per rendere la vernice più elastica e ridurre i problemi di crepe che si erano manifestati in alcune condizioni climatiche estreme. Questo fatto comportò però una maggior propensione all'ingiallimento del trasparente, dando origine a una variazione del colore nel tempo, originando gli azzurri scuri che virano al verde e quelli chiari al grigio nelle custom color dell'epoca. La nuova formula era anche più soggetta all'usura. Il primo segnale della svolta CBS, che in meno di un decennio avrebbe totalmente distrutto la credibilità degli strumenti-gioiello di Leo.

 

Poi, a fine 1967, il nuovo management CBS cominciò a sperimentare l'uso di vernici al poliestere anche per il colore e il trasparente. Non senza qualche problema, per esempio quello delle decal che non ne volevano sapere di interagire con le nuove vernici, costringendo a usare ancora la nitro sulle palette (i due materiali invecchiano in modo diverso, fatto che rende molto frequente vedere palette dell'epoca più ingiallite del manico).

 

L'uso delle vernici al poliestere passò all'inizio abbastanza inosservato, anche perché la "plasticosità", successivamente associata all'uso di questi materiali, in realtà non fu tangibile che da metà anni '70, quando gli spessori aumentarono considerevolmente, sia per ridurre i tempi di lucidatura, sia per coprire meglio la qualità in costante discesa dei legni usati.

 

Col senno di poi fa sorridere l'idea che fin dai primi anni 70 - cioè dall'inizio della "vintagemania" - e per decenni noi appassionati di Fender pre-CBS abbiamo affermato la superiorità delle "chitarre verniciate alla nitro", quelle che "respirano", "vivono", "vibrano", "stagionano" e via favoleggiando, grazie alla loro "vernice naturale". In realtà dal 1962 il corpo di tutte le Fender (tra cui l'ultima produzione delle ricercatissime "slab board") è incapsulato in un guscio impermeabile, dove l'unica, minuscola possibilità che il legno ha di respirare è attraverso i fori delle viti. Insomma, le ricercatissime prime palettone a quattro viti preferite da Jimi, le Telecaster Thinline di Bob Seeger e Tito Larriva, il Jazz Bass di Jaco Pastorius, Number One di Stevie Ray Nostro Che Sta Nei Cieli, le Telecaster con cui Michael Bloomfield e Jimmy Page tradirono la 'Burst, la Strat rossa con cui Knopfler registrò Sultans Of Swing, la Tele candy red del sommo Muddy, eccetera eccetera eccetera, tutte queste chitarre entrate nella leggenda (e infinite altre non famose, ma altrettanto importanti per chi ha il privilegio di custodirle, per esempio due tra le mie migliori chitarre, una Stratocaster bianca e una Telecaster fiesta red, entrambe del 1964), condividono lo stesso scafandro di plastica, una scatola del tempo che incapsula il legno e lo trasforma in una mummia."

 

Aggiungo pure: Leo passo' dal pino al frassino e da questi all'ontano semplicemente perche' i diversi tipi di legno costavano meno e soprattutto reagivano meglio con i prodotti di verniciatura. Non c'era nessuna poesia, nessun sofisticato procedimento di zen filosofico, ma solo strumenti da lavoro per musicisti professionisti, che avevano bisogno di utensili efficaci ed affidabili.

 

 

 

Sul discorso delle maestranze mi sono espresso male. E' ovvio che oggi con le macchine CNC i tagli e gli assemblaggi sono piu' precisi, ma quando la produzione totale degli strumenti era di qualche migliaio di strumenti l'anno(se andava bene) il controllo qualita' faceva si che ogni chitarra/basso/lap steel/amplificatore ricevesse maggior cura e dedizione che non in una produzione di decine(se non centinaia) di pezzi come adesso. Prova ne e' che l'unico brand rimasto con numeri identici a quelli dell'epoca, ossia Ricken*acker, ti fa aspettare due anni per avere una chitarra, ma essa viene assemblata ed ispezionata singolarmente prima di essere spedita(e comunque alcune riescono comunque fallate...). Diciamo che all'epoca su 100 chitarre 80 erano buone e 20 disastrate, oggi questi numeri sono drammaticamente inferiori(per non parlare poi di *ender che ha delle inconsistenze nella produzione che sarebbero roba da class-action.

 

Un' ultima considerazione, forse la piu' importante:

 

Ci accapigliamo spesso per ricreare i suoni dei nostri eroi, quelli sentiti sui dischi famosi, il "tone" di SRV, Beck, Page, Clapton e compagnia cantante(o suonante). L'equivoco di fondo e' che queste persone usavano strumenti per lo piu' nuovi all'epoca, o usati una decina, massimo una quindicina d'anni. Il discorso della smagnetizzazione, della stagionatura, etc..., anche se fosse vero, non avrebbe quindi ALCUN SENSO(o almeno avrebbe lo stesso senso di andare a ritrovare questi elementi anche in una Les Paul del 1995, massimo). Siamo quindi veramente sicuri che gia' le nostre chitarre(nuove) non suonino esattamente come le vogliamo, o che peggio ancora non sappiamo proprio cosa vogliamo? Tempo fa mi capito' di fare una riflessione ascoltando la demo delle chitarre Brian May, fatte in Korea. La chitarrina, sicuramente classificabile in una fascia media di prezzo, nelle mani del Dott. May, sul suo amplificatore suonava pressoche' identica alla famigerata Red Special. Ancora: trovandomi in quel di Londra ad assistere al musical "We Want Rock You"(suonato dal vivo) sull'assolo di "Bohemian Rhapsody" sono rimasto sconvolto da come il musicista di turno assomigliasse a May come feel e timbro. Ho scoperto poi che trattavasi di un turnista che aveva condiviso il palco con le Regine nei loro concerti piu' memorabili, ed aveva la stessa chitarra citata prima, nuova.

 

E quindi? Quindi credo che questo "santo Graal" identificato in certi strumenti particolari sia in realta' il frutto del condizionamento effettuato da miliardi di discorsi – piu' o meno sensati, piu' o meno verititieri, piu' o meno interessati – che all'atto pratico poi lasciano il tempo che trovano. Nessuno mi leva dalla testa che se il buon Clapton decidesse di imbracciare la nuova "Beano" Reissue e chiudersi in quella famosa sala di registrazione di Londra – con gli stessi ampli, le stesse corde(chissa' come mai nessuno ne parla…), gli stessi cavi, gli stessi microfoni e soprattutto gli stessi fonici e gli stessi musicisti – riuscirebbe a fare il disco dei Blesbreakers uguale al 99%.

 

Con buona pace di coloro che si scambiano le LP '60 originali a peso d'oro.

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Chiedo scusa se rispondo solo adesso ma sono ancora impegnato nel trasloco.

 

 

 

Copio ed incollo l'articolo in questione che spiega molte cose:

 

 

 

"Le prime lap steel e perfino gli amplificatori K&F dell'immediato dopoguerra erano smaltati con la stessa vernice a base di piombo che si usava per gli elettrodomestici, grigiastra e grinzosa, l'unico colore facilmente reperibile all'epoca (era stato usato anche per le navi da guerra!).

 

La prima variazione fu contestuale ai primi esperimenti con legni diversi dal pino (ricordo che i prototipi della chitarra che sarebbe diventata la Broadcaster e qualche Esquire di primissima produzione erano in pino), acquistando le vernici alla nitrocellulosa usate per i mobili (da qui il blonde, molto in voga negli anni '50, ma anche il sunburst e il nero).

 

I "custom color" furono introdotti nel 1955 usando vernici acriliche della DuPont messe a punto in quegli anni per essere applicate a materiali diversi dal metallo (e qui sfatiamo una leggenda, Leo non utilizzò vernici automobilistiche, anche se alcuni colori ovviamente coincidevano). I Duco Colors, così si chiamavano le nuove vernici, non avrebbero però potuto aderire al legno trattato con il turapori utilizzato fino ad allora, un composto alla nitro addizionato con lo stearato di zinco (detto "sapone" dagli addetti ai lavori) per renderlo più facilmente carteggiabile.

 

Fu quindi deciso di passare a un turapori diverso, un prodotto di Sherwin Williams chiamato Homoclad, a base d'olio, molto penetrante, compatto e protettivo. Veniva applicato per immersione e l'uso venne esteso a tutta la produzione. L'Homoclad venne utilizzato fino al 1962.

 

Nel 1962 Leo decise di sperimentare fondi di nuovo tipo, che consentissero maggiori economie di scala e un sostanziale taglio nei tempi di verniciatura e asciugatura. La scelta cadde su una vernice poliestere, catalitica bicomponente, chiamata Fullerplast (niente a che fare con Fullerton, la Betlemme della chitarra elettrica, ma col nome del produttore, Fuller O'Brien unito a "plast"). Erano sufficienti due spruzzate di Fullerplast e 24 ore di tempo per poter applicare il colore finale.

 

Nel 1965, più o meno contestualmente al passaggio di proprietà, ci fu una variazione alla formula del trasparente applicato sopra il colore, forse per rendere la vernice più elastica e ridurre i problemi di crepe che si erano manifestati in alcune condizioni climatiche estreme. Questo fatto comportò però una maggior propensione all'ingiallimento del trasparente, dando origine a una variazione del colore nel tempo, originando gli azzurri scuri che virano al verde e quelli chiari al grigio nelle custom color dell'epoca. La nuova formula era anche più soggetta all'usura. Il primo segnale della svolta CBS, che in meno di un decennio avrebbe totalmente distrutto la credibilità degli strumenti-gioiello di Leo.

 

Poi, a fine 1967, il nuovo management CBS cominciò a sperimentare l'uso di vernici al poliestere anche per il colore e il trasparente. Non senza qualche problema, per esempio quello delle decal che non ne volevano sapere di interagire con le nuove vernici, costringendo a usare ancora la nitro sulle palette (i due materiali invecchiano in modo diverso, fatto che rende molto frequente vedere palette dell'epoca più ingiallite del manico).

 

L'uso delle vernici al poliestere passò all'inizio abbastanza inosservato, anche perché la "plasticosità", successivamente associata all'uso di questi materiali, in realtà non fu tangibile che da metà anni '70, quando gli spessori aumentarono considerevolmente, sia per ridurre i tempi di lucidatura, sia per coprire meglio la qualità in costante discesa dei legni usati.

 

Col senno di poi fa sorridere l'idea che fin dai primi anni 70 - cioè dall'inizio della "vintagemania" - e per decenni noi appassionati di Fender pre-CBS abbiamo affermato la superiorità delle "chitarre verniciate alla nitro", quelle che "respirano", "vivono", "vibrano", "stagionano" e via favoleggiando, grazie alla loro "vernice naturale". In realtà dal 1962 il corpo di tutte le Fender (tra cui l'ultima produzione delle ricercatissime "slab board") è incapsulato in un guscio impermeabile, dove l'unica, minuscola possibilità che il legno ha di respirare è attraverso i fori delle viti. Insomma, le ricercatissime prime palettone a quattro viti preferite da Jimi, le Telecaster Thinline di Bob Seeger e Tito Larriva, il Jazz Bass di Jaco Pastorius, Number One di Stevie Ray Nostro Che Sta Nei Cieli, le Telecaster con cui Michael Bloomfield e Jimmy Page tradirono la 'Burst, la Strat rossa con cui Knopfler registrò Sultans Of Swing, la Tele candy red del sommo Muddy, eccetera eccetera eccetera, tutte queste chitarre entrate nella leggenda (e infinite altre non famose, ma altrettanto importanti per chi ha il privilegio di custodirle, per esempio due tra le mie migliori chitarre, una Stratocaster bianca e una Telecaster fiesta red, entrambe del 1964), condividono lo stesso scafandro di plastica, una scatola del tempo che incapsula il legno e lo trasforma in una mummia."

 

Aggiungo pure: Leo passo' dal pino al frassino e da questi all'ontano semplicemente perche' i diversi tipi di legno costavano meno e soprattutto reagivano meglio con i prodotti di verniciatura. Non c'era nessuna poesia, nessun sofisticato procedimento di zen filosofico, ma solo strumenti da lavoro per musicisti professionisti, che avevano bisogno di utensili efficaci ed affidabili.

 

 

 

Sul discorso delle maestranze mi sono espresso male. E' ovvio che oggi con le macchine CNC i tagli e gli assemblaggi sono piu' precisi, ma quando la produzione totale degli strumenti era di qualche migliaio di strumenti l'anno(se andava bene) il controllo qualita' faceva si che ogni chitarra/basso/lap steel/amplificatore ricevesse maggior cura e dedizione che non in una produzione di decine(se non centinaia) di pezzi come adesso. Prova ne e' che l'unico brand rimasto con numeri identici a quelli dell'epoca, ossia Ricken*acker, ti fa aspettare due anni per avere una chitarra, ma essa viene assemblata ed ispezionata singolarmente prima di essere spedita(e comunque alcune riescono comunque fallate...). Diciamo che all'epoca su 100 chitarre 80 erano buone e 20 disastrate, oggi questi numeri sono drammaticamente inferiori(per non parlare poi di *ender che ha delle inconsistenze nella produzione che sarebbero roba da class-action.

 

Un' ultima considerazione, forse la piu' importante:

 

Ci accapigliamo spesso per ricreare i suoni dei nostri eroi, quelli sentiti sui dischi famosi, il "tone" di SRV, Beck, Page, Clapton e compagnia cantante(o suonante). L'equivoco di fondo e' che queste persone usavano strumenti per lo piu' nuovi all'epoca, o usati una decina, massimo una quindicina d'anni. Il discorso della smagnetizzazione, della stagionatura, etc..., anche se fosse vero, non avrebbe quindi ALCUN SENSO(o almeno avrebbe lo stesso senso di andare a ritrovare questi elementi anche in una Les Paul del 1995, massimo). Siamo quindi veramente sicuri che gia' le nostre chitarre(nuove) non suonino esattamente come le vogliamo, o che peggio ancora non sappiamo proprio cosa vogliamo? Tempo fa mi capito' di fare una riflessione ascoltando la demo delle chitarre Brian May, fatte in Korea. La chitarrina, sicuramente classificabile in una fascia media di prezzo, nelle mani del Dott. May, sul suo amplificatore suonava pressoche' identica alla famigerata Red Special. Ancora: trovandomi in quel di Londra ad assistere al musical "We Want Rock You"(suonato dal vivo) sull'assolo di "Bohemian Rhapsody" sono rimasto sconvolto da come il musicista di turno assomigliasse a May come feel e timbro. Ho scoperto poi che trattavasi di un turnista che aveva condiviso il palco con le Regine nei loro concerti piu' memorabili, ed aveva la stessa chitarra citata prima, nuova.

 

E quindi? Quindi credo che questo "santo Graal" identificato in certi strumenti particolari sia in realta' il frutto del condizionamento effettuato da miliardi di discorsi – piu' o meno sensati, piu' o meno verititieri, piu' o meno interessati – che all'atto pratico poi lasciano il tempo che trovano. Nessuno mi leva dalla testa che se il buon Clapton decidesse di imbracciare la nuova "Beano" Reissue e chiudersi in quella famosa sala di registrazione di Londra – con gli stessi ampli, le stesse corde(chissa' come mai nessuno ne parla…), gli stessi cavi, gli stessi microfoni e soprattutto gli stessi fonici e gli stessi musicisti – riuscirebbe a fare il disco dei Blesbreakers uguale al 99%.

 

Con buona pace di coloro che si scambiano le LP '60 originali a peso d'oro.

 

mat.......... il discorso che fai tu sul fatto che i nostri eroi le suonavano nuove è lo stesso che io ho fatto 1000 volte e io sono d accordo con te, come ti ricordo che io non sono affatto un estimatore e sostenitore del vintage, io ho solo detto che quegli strumenti suonavano diversi perchè i materiali dell epoca erano diversi, la storia delle vernici l ho letta cento volte, ma ti ringrazio di averla postata così ne metti tutti al corrente, ma non cambia la sostanza del mio discorso, e cioè che anche i prodotti che dovrebbero essere uguali non lo sono per vari motivi, le vernici sono diverse, il rame, le leghe del ponte, e questo non le rende migliori ma diverse, molto più diverse una dall altra che quelle di adesso tanto da essere difficile isolare un suono tipo " per/cbs", io sono in gran parte d accordo con te, l unico punto che ci vedi discordi è che ogni cosa, ogni epoca è irripetibile, e che gli strumenti che erano eccezionali col passare del tempo hanno preso delle caratteristiche che gli amanti di quel suono adorano, ma non che le nuove non ne siano all altezza, ma sono semplicemente "diverse".

Per i tempi di lavorazione anche ora se guardi la produzione masterbuilt sono lunghini, perchè come già detto più volte si prendono il tempo per fare le cose come vanno fatte, per stagionare un pizzico il manico e fare la rettifica, e altre cosine....

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  • 6 months later...

mat.......... il discorso che fai tu sul fatto che i nostri eroi le suonavano nuove è lo stesso che io ho fatto 1000 volte e io sono d accordo con te, come ti ricordo che io non sono affatto un estimatore e sostenitore del vintage, io ho solo detto che quegli strumenti suonavano diversi perchè i materiali dell epoca erano diversi, la storia delle vernici l ho letta cento volte, ma ti ringrazio di averla postata così ne metti tutti al corrente, ma non cambia la sostanza del mio discorso, e cioè che anche i prodotti che dovrebbero essere uguali non lo sono per vari motivi, le vernici sono diverse, il rame, le leghe del ponte, e questo non le rende migliori ma diverse, molto più diverse una dall altra che quelle di adesso tanto da essere difficile isolare un suono tipo " per/cbs", io sono in gran parte d accordo con te, l unico punto che ci vedi discordi è che ogni cosa, ogni epoca è irripetibile, e che gli strumenti che erano eccezionali col passare del tempo hanno preso delle caratteristiche che gli amanti di quel suono adorano, ma non che le nuove non ne siano all altezza, ma sono semplicemente "diverse".

Per i tempi di lavorazione anche ora se guardi la produzione masterbuilt sono lunghini, perchè come già detto più volte si prendono il tempo per fare le cose come vanno fatte, per stagionare un pizzico il manico e fare la rettifica, e altre cosine....

 

Buongiorno a tutti!

chiedo anticipatamente scusa se, nel corso di questo mio post, dovessi commette qualche errore. Sono assolutamente nuovo nel campo dei "forum" e probabilmente non ho le competenze tecniche per tenere testa ai più esperti.

Mi sono appassionato del mondo Vintage da circa un anno, considerandolo prima un mondo economicamente inavvicinabile anche per i più remoti pensieri.

Mi sono appassionato, leggendo qua e là considerazioni e umori, emozioni e soddisfazioni che ognuno di noi prova quando imbraccia uno strumento. sia nuovo che vintage.

Sicuramente è tutto vero. Ogni persona da un valore allo strumento che possiede (o che ha intenzione di acquistare) in base alle vibrazioni che esso produce.

Queste vibrazioni possono nascere dal mix dei materiali dello strumento (legni, corde, pick up, auction, ...) ma anche dai propri stati d'animo.

E, infine, dai condizionamenti esterni.

Mi spiego meglio. A parità di strumento, di finiture, di soluzioni, se imbracciamo una chitarra che nuova e una identica prodotta 30 anni prima sicuramente il nostro approccio è differente. Non parliamo nel caso in cui lo strumento abbia 55 anni, intonso, bellissimo, con picku up non più in produzione. E' come avere un po' di rispetto per gli anziani.

Infine (spesso all'inizio) viene il prezzo. Che, come per ogni bene, è condizionato dalle situazioni di mercato, dalla disponibilità e da altri miliardi di fattori. Che a loro volta hanno un peso diverso a seconda del valutatore. Ma sicuramente si tratta di strumenti unici, rari. e, altrettanto sicuramente, bisogna trovare chi è disposto ad acquistarli. Perchè, a quel punto, diventa non solo un acquisto, ma un investimento.

Vado un po' più nello specifico.

Mi sono trovato a Londra poco tempo fa e in Denmark street ho trovato delle chitarre meravigliose. Uniche. Stupende. Ma con prezzi da capogiro.

A quel punto, mi sono domandato come possa essere possibile proporre dei prezzi così importanti per strumenti così importanti.

Ho chiesto valutazioni esterne. Che chiaramente dimezzavano i prezzi proposti (per poi affermare di non aver mai avuto tra le mani strumenti del genere...).

A quel punto ti rendi conto che tutto, tutto è estremamente soggettivo.

Perchè poi magari ti capita, come a me, di essere in studio di registrazione con una chitarra non di marca, con un buco di rottura sulla cassa, con corde erroneamente montate da elettrica, che ha prodotto però un suono meraviglioso nel disco.

Buona giornata a tutti!

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