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R.I.P. Amy


sugamara

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Vedete, Amy e Pantani non erano tanto diversi, perchè ambedue hanno avuto la possibilità di giocarsela, sbagliata o giusta.

Poco meno di due anni fa ho salutato una bimba di neanche tre anni che questa alternativa proprio non l'ha avuta, e questo è molto più triste, Scusate.

 

Bòn. E mi sa che con questa possiamo finire qua

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lasciando stare il contorno a me è sembrato che il tuo discorso su matt. fosse sul personale, ma magari mi sono sbagliato. Meglio così ;)

...mai farei un discorso "personale" su persone che non conosco, la verità è che quando si affrontano temi non proprio lievi come la vita o la morte bisognerebbe avere la capacità e l'umiltà di sostenere un dialogo(che in genere diventa un confronto interessante proprio perchè si manifestano posizioni opposte) ma forse appunto è meglio trattare di questioni più consone al forum come la scelta del colore del battipenna sulla Les Paul...

perdonami Al. ma come moderatore mi appari piuttosto...diciamo "distratto" Matt non penso avesse bisogno dell'aiuto di un tutore

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...mai farei un discorso "personale" su persone che non conosco, la verità è che quando si affrontano temi non proprio lievi come la vita o la morte bisognerebbe avere la capacità e l'umiltà di sostenere un dialogo(che in genere diventa un confronto interessante proprio perchè si manifestano posizioni opposte) ma forse appunto è meglio trattare di questioni più consone al forum come la scelta del colore del battipenna sulla Les Paul...

perdonami Al. ma come moderatore mi appari piuttosto...diciamo "distratto" Matt non penso avesse bisogno dell'aiuto di un tutore

 

Nessuno vuole aiutare nessuno, ho voluto semplicemente esporre la mia opinione (posso farlo anche io vero?)(magari male [lol] ) e mettere in evidenza quello che a ME (moderatore), sembrava un attacco personale. Insomma , il mio intento era quello di cercare di evitare il deteriorarsi della discussione, cosa che in passato è successa proprio partendo con "discussioni di confronto" simili a questa.

 

Sul fatto del "distratto" non direi che la parola sia giusta, direi più "sulla difensiva" prevenire da sempre è meglio che curare. [thumbup]

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Dell'artista Amy Winehouse non me importa nulla, non mi piaceva quello che faceva, non mi piaceva il suo modo di cantare (pari alla sua omologa italiana Ferreri), non mi piaceva il suo modo di stare sul palco.

Gene Simmons, uno che venderebbe il cadavere della madre ancora caldo, uno degli artisti che dell'eccesso ne ha fatto carriera e guadagno (senza mai drogarsi o ubriacarsi), ha sempre affermato che prima di tutto, di qualsiasi cosa, nel mondo dello spettacolo viene il rispetto per il pubblico. Questo rispetto da parte della Winehouse non mi è sembrato di vederlo, forse perché non rispettava sé stessa.

 

Dell'essere umano Amy Jade Winehouse mi dispiace che sia morta, mi dispiace che muoia chiunque in generale, ma è morta di quello per cui viveva e non è cinismo, è un dato di fatto. Quello che ha dichiarato la madre andrebbe portato in un contesto differente da come lo hanno riportato i giornali, in una lingua differente dalla nostra e soprattuto detto da una madre, colei che l'ha tenuta in grembo. Se dovesse accadere a mio figlio forse gli morirei appresso dal dolore, ma non proverei nemmeno una piccola parte del dolore che prova una madre.

 

Nei posti che sono costretto a frequentare negli ultimi anni non ci pensano nemmeno a drogarsi o a ubriacarsi e - credetemi - hanno problemi esponenzialmente più grandi del più grande che poteva avere la Winehouse, ma vorrebbero un'aspettativa di vita che lei avrebbe potuto avere.

 

Forse, sto sbagliando a scrivere questo messaggio, probabilmente verrò frainteso e mi scuso sin d'ora se ho urtato la sensibilità di qualcuno, ma proprio non ci riesco a vedere mitizzata gente che butta via la vita in questo modo o sparandosi in faccia con un fucile o chissà come... e sono così limitato e meschino che non riesco a provare pietà, ma rabbia.

 

Vabbè, meglio chiudere qui lasciandovi uno dei più bei proverbi che abbia mai sentito:

 

chi nasce è bello

chi si sposa è ricco

chi muore è santo

 

Un abbraccio a tutti.

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Jaco Pastorius nelle parole della figlia Mary

 

"Papà, solo papà per me. È stato molto difficile per me scrivere questo testo. Ho molto procrastinato, nonostante percepissi il grande bisogno di farlo. Vedete, le parole che sto per scrivere, riguardano l'evento più doloroso della mia vita. La mia reazione iniziale, quando ho cominciato a scrivere di mio padre, era entusiasta. Mi sono sentita forte e contenta di render note la mia realtà e le mie verità, accanto ai malintesi e le varie stupidaggini che sono state dette a lungo, prima che mio padre morisse davvero. Ma ci sono delle cose che vanno dette, e io sento che nessuno le dice. E c'erano cose che volevo urlare, ma non l'ho mai fatto; quindi mi sono sentita obbligata, e anche felice di scrivere questo pezzo.

 

Ho sentito tantissime storie su "Jaco". Difatti, Pastorius non è un nome comune, quindi quando uso il mio cognome per incassare lo stipendio o adoperare la mia carta in biblioteca, vi è ampia possibilità di ascoltare una storia su Jaco. Spesso sono incontri molto felici, perché le persone mostrano interesse e sensibilità per il fatto che l'uomo di cui stanno parlando è scomparso e la donna a cui stanno parlando è sua figlia. Mi piacciono molto queste persone. Sembrano davvero commosse dalla musica di mio padre e vogliono parlarmi anche per un minuto o persino soltanto guardarmi, cercando qualche somiglianza. Lo capisco. Mio padre ha lasciato un marchio indelebile in questo mondo e ha profondamente toccato tante persone. Sarei molto triste se nessuno riconoscesse il mio nome, perché sono incredibilmente orgogliosa di mio padre e del suo contributo alla musica. Forse sono prevenuta, ma le canzoni più belle che ho mai ascoltato, le ha scritte mio padre. Nessuno è in grado di offrirmi melodie così contagiosamente stupende come quelle cantate in Las Olas, Village of The Angels, Portrait of Tracy, per nominarne solo alcune. Sono incantata dalla sua musica, oggi più che mai, perché, crescendoci insieme, mi appariva normale. Pensavo che tutti suonassero così. Quindi, comprendo davvero quando molti mi incontrano e impazziscono, perché, anche loro, sono ancora incantati. Queste persone desiderano soltanto esprimere il loro apprezzamento, o l'impatto che lui ha avuto sulle loro vite.

 

Non posso dire che mi capitano le stesse esperienze felici con tutti i fan che mi fermano. Ci sono stati alcuni che mi hanno raccontato le storie più terribili, che tentavano a tutti i costi di mostrarmi che erano suoi amici o che gli erano tanto vicini perché avevano passato insieme un paio di giorni a New York. Ciò che mi sconvolge è la maniera casuale con la quale queste storie sono raccontate ancora e ancora. La nonchalance di questi racconti. Queste persone, in realtà, mi raccontano le loro storie su "Jaco il folle", dando comunque per scontato che mi faccia piacere incontrare qualcuno che "conosceva" mio padre. Non posso più digerire neanche una di queste storie. Non le trovo divertenti. Sono enormemente dolorose. Le persone non sanno proprio quello che in realtà stava succedendo a mio padre. Non lo sapevamo nemmeno noi.

 

Jaco Pastorius era un essere umano. Sto dichiarando ciò che è ovvio, ma a volte l'ovvio ha bisogno di essere riaffermato. Ci si riferisce sempre a mio padre in maniera disumana. Come fosse un oggetto. È diventato un'icona, questa Jaco "cosa". Si, era un fenomeno, ma non una cosa. Nemmeno una macchina. Né un dio. Le storie riguardanti il suo comportamento sempre più mutevole, durante i suoi ultimi anni, sono diventati folklore, quasi mito. Ma la realtà è che mio padre era solo un uomo e, certe volte, un uomo molto malato, che aveva bisogno di aiuto. Non c'è nessun mito in ciò. Niente eccitazione e nemmeno romanticismo, ma solo la verità.

 

Posso ricordarmi di aver notato cambiamenti in mio padre proprio all'inizio degli anni 80, sebbene fossero molto sottili. L'argomento è anche difficile da calibrare, perché normalmente non passavo le giornate con lui, dal momento che i miei genitori avevano appena divorziato. Non è stato prima dell'autunno del 1982 che ho passato un periodo concentrato di tempo con lui. Fu durante il tour della sua big band in Giappone, quando compresi che c'era qualcosa che non andava affatto bene. In realtà, fu evidente già da prima che raggiungessimo l'aeroporto, quando lui mi venne a prendere con una Rolls Royce Silver Cloud bianca, indossando un abbigliamento tutto indiano Miccosoukee, dalla testa (rasata) ai piedi. L'intero viaggio fu come trovarsi in un parco a tema "ai confini della realtà". Avevo appena compiuto 12 anni allora, quindi, sicuramente, non sapevo cosa aveva causato un incredibile e radicale cambiamento nella sua personalità. Tutto ciò che sapevo era che papà non era più papà. Gli somigliava un po', ma questa persona era bizzarra, irresponsabile, fuori di sé e i suoi occhi avevano un aspetto strano. Mio padre era stato l'antitesi di queste qualità, quindi questa improvvisa trasformazione era davvero sconcertante. Non ho mai assistito a qualcosa di più strano delle sue abitudini durante quel tour.

 

In effetti, mio padre è riuscito a cavarsela con i suoi comportamenti oltraggiosi, perché lui era Jaco. Una persona "regolare" non avrebbe mai potuto essere così tanto fuori controllo e, allo stesso tempo, ricevere le libertà che ha ricevuto lui. Questo sembrava operare in suo favore, ma, col senno di poi, credo che gli giocasse contro. Gli ha difatti impedito di ricevere l'aiuto di cui aveva disperatamente bisogno.

 

Credo che tante persone abbiano considerato mio padre anche un fallito, etichettandolo nella categoria "genio/musicista jazz autodistruttivo", che non riesce a gestire i propri successi e creatività, per darsi all'alcool e alle droghe e finire con l'impazzire. Questo non era papà, sebbene superficialmente possa corrispondere al profilo.

 

La verità è che mio padre era malato di mente. Stava soffrendo di un duro squilibrio bio-chimico, chiamata sindrome maniaco-depressiva. Non aveva fatto niente per prenderla o causarla, sebbene l'abbia aggravata con i suoi abusi. Le sue percezioni deformi della realtà e tutti i comportamenti bizzarri che ne seguivano, possono essere attribuiti ad episodi maniacali che, a volte, raggiungevano livelli psicotici. Qualcuno non può o non vuole crederci. Le tante persone che lo hanno messo su un piedistallo, non possono accettare che lui abbia avuto tale "difetto". Qualcuno, invece, pensa che mio padre era "fuori di testa" che non intendeva gestire la sua vita utilizzando le "scuse" maniaco-depressive.

 

Beh, vi giuro che questa malattia è "legittima". È una cosa seria, e ne so qualcosa in prima persona. Vedete, oltre ad aver ereditato le lunghe braccia di mio padre, le sue grandi labbra, e il tocco per il fashion, ho anche ricevuto il suo squilibrio chimico. Dal momento che non può farci lui il suo personale resoconto, mi piacerebbe spiegarvi la malattia maniaco-depressiva attraverso le mie esperienze personali. Voglio scrivere di questo, soprattutto per le persone che la stanno vivendo da soli, perché io ci sono passata, e so quanto era importante per me identificarmi con qualcun altro che aveva vissuto la stessa esperienza ed era ancora vivo per raccontarlo.

 

La prima volta, è successo dal nulla, senza nessun avviso. Tutto quello che sapevo era che io non ero più me. Ero completamente distaccata, disconnessa. Niente sembrava reale, tranne per la vera presenza di qualcosa di nuovo ed estraneo all'interno del mio essere, che non mi apparteneva. Avevo sentito il termine "depressione maniacale" aggirarsi un paio di volte quando mio padre era vivo, ma non sapevo cosa significasse. Non era stato mai discusso. Certamente lui non l'ha mai nominata, quindi nessuna connessione era stata stabilita.

 

A differenza di mio padre, la mia iniziazione nel mondo dei disordini dell'umore è stata la depressione clinica, non la mania. Non ci sono parole, nemmeno un linguaggio per esprimere accuratamente la follia, la perdita e il terrore vuoto che è la depressione. Penso a questa come un luogo. È il luogo dove sei lasciato a vagare, senza scopo, dopo che tutto quello che sei ti è stato strappato via e la tua anima è stata catturata da predatori invisibili. Mi ricordo chiaramente quando ho capito che questo doveva essere il posto dove papà viveva. Soltanto questo aveva intensificato il mio terrore sempre presente, sempre crescente.

 

Non avevo alcun indizio su questa tortura. Non ero per niente in funzione. Il lavoro e la scuola non erano nemmeno nell'elenco delle possibilità. Non potevo mangiare o dormire. Avrei vagato per casa piangendo, singhiozzando finché sarebbe arrivato il giorno in cui non avrei potuto nemmeno piangere. Mi sedevo, paralizzata, come se qualunque cosa nel mondo continuasse a funzionare bene anche senza di me. Non sapevo più chi ero. Ero costantemente terrorizzata, consumata dalla sconosciuta paura. Avevo timore di uscire di casa. Temevo che qualcuno mi avrebbe guardata dritto negli occhi, avrebbe visto la mia follia e mi avrebbe rinchiusa. Non avevo sentimenti. Ero una zombie. Ero il nulla. Potevo appena ricordarmi che prima ero qualcuno che esisteva. Avevo le fotografie, i vestiti, e i quaderni per provarlo-ma lei se ne era andata. Lei se ne era andata in fretta e aveva dimenticato la sua roba. La malattia sembra auto-nutrirsi, prendere vita propria (o piuttosto, usurpare l'ospite) il più a lungo possibile, finché tu sei ancora lì. Dopo due mesi pieni all'inferno, i miei crolli psicotici erano di norma. Non potevo più distinguere tra sogno e realtà. Decisi, quindi, che dovevo essere morta. Come altro potevo continuare ad esistere in uno stato di totale assenza di vita? Ironicamente, penso che questi pensieri storpiati mi aiutavano a tenermi viva, perché se fossi stata già morta, non avrei potuto uccidermi. Ero consumata dalla morte. Qualcosa stava cercando di uccidermi dall'interno e non potevo più cercare di capire come essere viva nuovamente.

 

Fortunatamente, dopo varie esperienza traumatiche con dottori inetti, mia madre chiamò il medico che aveva curato papà al Bellevue Hospital di New York, e lui consigliò un dottore a Miami. Era Novembre del 1988 quando fui ammessa al Centro di Neuroscienze del St. Francis Hospital, dove fui ufficialmente

 

diagnosticata come portatrice del disturbo affettivo bipolare. Non ero stata magicamente cu- rata, ma almeno ora sapevo cosa non andava in me e che esisteva una cura.

 

Mi avevano dato del litio e degli antidepres- sivi. Queste pic- cole pillole mi avevano salvato la vita. Ma, anche se prendevo le medicine e avevo ritrovato la con- sapevolezza, ci voleva ancora tanto tempo per guarire. È dura scuotere quella sensazione di malattia. Continuo a prendere il litio da allora. Mi piacerebbe tantissimo smettere di prendere le medicine e vedere come me la cavo senza, ma, senza una rete di sicurezza, non posso correre il rischio di ammalarmi di nuovo. So di cosa sia capace questa malattia. So cosa ha fatto a me. Ho visto quello che ha fatto con mio padre. Ho avuto altri due episodi dopo il primo, nonostante io sia una gran brava ragazza. Prendo il litio ogni giorno, non bevo, non fumo, né prendo droghe. Non bevo nemmeno caffè! Eppure mi sono ammalata ancora. Garantito, non così gravemente, ma può succedere; e, anche se ci sono già passata, la seconda volta e ancora la terza, la malattia è riuscita ancora a prendermi a calci in culo. Ogni volta ho pensato che non sarei mai migliorata. È la natura della malattia e l'intelletto può essere inutile. Sto provando a esprimere la forza di questa malattia. Una volta che questa retrocede, è sotto controllo e diventa una battaglia per riprendersi indietro la propria normalità. Se ne possono combattere i sintomi, ma personalmente credo che tutto ciò che si può fare davvero è aspettare che l'episodio faccia il suo corso, e provare a restare vivo nel frattempo. Ma, in quei momenti, le medicine sono davvero la prima linea di difesa. Non riesco a esprimere abbastanza la gravità della malattia maniaco depressiva. Ma, considerando che è davvero seria, devo sottolineare che non è necessariamente una condizione permanente. Gli episodi sono ciclici, secondo la chimica di ogni individuo. Esistono persone che rispondono così bene al litio, che i loro episodi cessano permanentemente. Altri hanno bisogno di una combinazione di terapie. Non esiste una formula prestabilita, ma sono disponibili diverse cure di successo. Quindi, se sei al settimo cielo o negli abissi infernali, puoi sempre rimetterti in pari.

 

Non c'è alcun dubbio, nella mia mente, che mio padre sarebbe migliorato. Avrebbe avuto bisogno di tanto tempo per curarsi, dopo la guerra chimica che aveva distrutto il suo cervello per tanti, tanti anni, ma lui non ha mai avuto quest'occasione. Avrebbe dovuto avere il tempo di una vita intera per guarire e imparare. Si, mio padre continuava a commettere errori, tutti lo fanno. Sfortunatamente, durante gli spasmi della crisi maniaco depressiva gli sbagli che si commettono sono su scala più grande e con conseguenze molto più gravi. In ogni caso, non è stata la depressione maniacale ad uccidere mio padre. Anche questo, non finirò mai di sottolinearlo abbastanza. Mio padre è stato ucciso da un uomo che gli ha strappato via la vita, usando le proprie mani. Non c'è assolutamente alcuna giustificazione della violenza selvaggia di cui è stato oggetto mio padre, eppure il suo assassino è stato soltanto quattro mesi in prigione. Viviamo di certo in una società che condanna gli infermi di mente e perdona le violenze contro di loro. È rivoltante. Posso solo chiedermi quante persone malate, la mia gente, vengono uccise nelle strade, senza che nessuno lo sappia proprio perché queste persone non sono famose. Sono sicura che mio padre è stato considerato dal suo assassino come un poco di buono. Probabilmente non gli è mai passato di mente che stava per uccidere un uomo brillante. Un padre. Un fratello. Un figlio. Abbiamo tutti perso tantissimo, ma mai quest'uomo ha espresso alcun rimorso, né una scusa, o ha tentato di aiutare la mia famiglia in alcun modo.

 

Due dei miei tre fratelli non conosceranno mai il loro padre. I miei nonni hanno dovuto assistere al seppellimento del loro primogenito, dopo solo 35 anni di vita. Un giorno, mi sposerò, ma non camminerò verso l'altare stringendo orgogliosamente il braccio di mio padre. Un giorno avrò dei figli, e loro non conosceranno mai il loro nonno. Ma, nonostante la perdita, il dolore e la tragedia, ho ancora miei i bellissimi ricordi di papà, pieno di vita e di sorrisi. Arrampicarsi sugli alberi, rubare i mango, giocare a frisbee sulla spiaggia, il mio primo viaggio in aereo, i biscotti sulla strada per Central Park, ascoltare Stevie Wonder, i weekend delle partite di softball, nuotare e giocare a ping-pong da nonna, le cartoline da ogni parte del mondo, nascondermi dal mostro del solletico, ascoltarlo suonare il piano, ascoltarlo suonare la batteria, ascoltarlo suonare qualunque cosa, tutto il cibo nel backstage ai concerti dei Weather Report, guardare Star Trek, farmi tagliare le unghie e pulire le orecchie, il venerdì al Burger King, insegnarmi come cantare al microfono, portarmi da mangiare a casa, comprare pina colada, una performance da solo quando ero in quarta elementare per il giorno dei genitori, stringerlo forte quando mi veniva a prendere a scuola con la sua moto, darmi il bacio della buonanotte.

 

Questi sono alcuni dei miei ricordi e nessuno può portarmeli via. Questo è ciò che darò ai miei figli, perché lo conoscano attraverso me e la sua musica.

 

Ti amo papà.”

 

Mary Pastorius (Traduzione di Pier Paolo Festa)

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Con tutto il rispetto, ma è troppo lungo da leggere.

 

A un lettura veloce (e sicuramente marginale), sono ricordi di una figlia e infatti ho tenuto a specificare quello che ha dichiarato la madre.

 

Ho avuto anche io un'infanzia molto dura, lo si vede dal mio carattere spigoloso, ma non per questo mi sono messo un altro problema addosso, anzi due: alcol e droga.

 

Una persona ha problemi mentali? La si cura. Non vuole? È pericolosa per sé e per gli altri? La si interdice e la si cura. (Punto).

 

Non sopporto la mitizzazione e il conseguente sfruttamento. L'hanno fatto con Hendrix, Morrison, Joplin, Presley, Kobain, persino con Battisti (che pover'uomo è morto di malattia, non certo per gli stravizi)... e io ne so qualcosa...

 

Un personaggio pubblico (quindi influente sulle giovani menti), ha fatto quella fine? Ci dispiace, chi crede rivolga un preghiera, chi non crede un pensiero di pietà, ma non è una persona da prendere come esempio.

 

Continuo a pensare che secondo me la Winehouse ha buttato la sua vita nel cesso. Libera di farlo, libero anche io di criticarla, ovviamente con il rispetto dovuto a chi è morto.

 

Aspettiamo le compilation a scatafascio e per ogni occasione: anniversario, Natale, Pasqua e Epifania.

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Gene Simmons, uno che venderebbe il cadavere della madre ancora caldo, uno degli artisti che dell'eccesso ne ha fatto carriera e guadagno (senza mai drogarsi o ubriacarsi), ha sempre affermato che prima di tutto, di qualsiasi cosa, nel mondo dello spettacolo viene il rispetto per il pubblico. Questo rispetto da parte della Winehouse non mi è sembrato di vederlo, forse perché non rispettava sé stessa.

 

Questa la quoto tutta, penso sia fondamentale...il concerto dove era ubriaca marcia, dove non stava in piedi e che poi hanno annullato è vergognoso.

 

PS: compilation? Con due soli dischi? :rolleyes:

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Questa la quoto tutta, penso sia fondamentale...il concerto dove era ubriaca marcia, dove non stava in piedi e che poi hanno annullato è vergognoso.

Povera donna. C'è da dire che forse non avrebbe dovuto salire sul palco in quelle condizioni, cioè qualcuno avrebbe dovuto impedirglielo, ma forse faceva comodo così, un po' come certi manager di rapper che li uccidono o li fanno uccidere per poi mitizzarli e vendere.

 

PS: compilation? Con due soli dischi? :rolleyes:

Tre, uno non era in fieri, anzi quasi un uscita? Perdonatemi, ma non conosco la sua produzione.

E poi ci saranno gli inediti, i live, i bootleg, i peti quando era al bagno o i rutti quando era ubriaca...

 

Piccolo o.t. per rallegrare un po' l'atmosfera: Eileen Farrell, famosissima soprano americana, usava scaldare la voce bevendo massicce quantità di Coca Cola calda e ruttando. Beverly Sills, sua collega e connazionale diceva che non erano rutti, ma sinfonie. Altra levatura, donne che prendevano tre ottave così come noi sbadigliamo la mattina appena alzati (tiè, becchiamo e portiamo a casa! o

. Che bestie!).

 

(Rick, non fare il saputello con me che ti prendo a cazzotti sulle palle fino a quando non canti come la Callas su-linkata [biggrin] ).

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Con tutto il rispetto, ma è troppo lungo da leggere.

 

A un lettura veloce (e sicuramente marginale), sono ricordi di una figlia e infatti ho tenuto a specificare quello che ha dichiarato la madre.

 

Ho avuto anche io un'infanzia molto dura, lo si vede dal mio carattere spigoloso, ma non per questo mi sono messo un altro problema addosso, anzi due: alcol e droga.

 

Una persona ha problemi mentali? La si cura. Non vuole? È pericolosa per sé e per gli altri? La si interdice e la si cura. (Punto).

 

Non sopporto la mitizzazione e il conseguente sfruttamento. L'hanno fatto con Hendrix, Morrison, Joplin, Presley, Kobain, persino con Battisti (che pover'uomo è morto di malattia, non certo per gli stravizi)... e io ne so qualcosa...

 

Un personaggio pubblico (quindi influente sulle giovani menti), ha fatto quella fine? Ci dispiace, chi crede rivolga un preghiera, chi non crede un pensiero di pietà, ma non è una persona da prendere come esempio.

 

Continuo a pensare che secondo me la Winehouse ha buttato la sua vita nel cesso. Libera di farlo, libero anche io di criticarla, ovviamente con il rispetto dovuto a chi è morto.

 

Aspettiamo le compilation a scatafascio e per ogni occasione: anniversario, Natale, Pasqua e Epifania.

..ho l'impressione che tu non abbia capito quello che c'è da leggere e anche quello che traspare tra le righe di quella lettera

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..ho l'impressione che tu non abbia capito quello che c'è da leggere e anche quello che traspare tra le righe di quella lettera

Certo, sapendo che quello sensibile e comprensivo del forum eri tu, che lo facevo a fare io?

Come ti ho già scritto, troppo lungo e nemmeno me ne importa una sega.

 

Sei forse tu che non hai capito quello che ho scritto, mi cito (anche se non è elegante):

 

Una persona ha problemi mentali? La si cura. Non vuole? È pericolosa per sé e per gli altri? La si interdice e la si cura. (Punto).

E da quello che ha scritto la figlia appare chiaro il fatto che Pastorius non stava granché bene di testa.

 

A me se Presley o il figlio della signora dell'interno 8 si pisciano nei pantaloni dopo essersi fatti come scimmie; se picchiano le persone che sono loro vicine; si vestono da indiani d'America; rubano i beni in casa per comprarsi la roba o quello che ho visto fare a tanta gente sin dagli anni 70... per me vanno aiutati, ma proprio non riesco a mitizzarli o a trovare un giustificazione perché debbano ridursi così, soprattutto se sono giovani, sani e non hanno malattie terminali.

 

Non ho intenzione di farti cambiare idea, non riesci a farla cambiare a me, possiamo continuare sino all'infinito o smetterla quando ti pare.

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Fab, non penso che Jazz volesse "mitizzare" la Winehouse (come del resto manco io, che ho aperto il thread, per me era una brava cantante che ora non c'è più, punto), ma semplicemente dire quello che hai affermato anche tu quotandoti, e cioè che, al di là dell'artista, sono persone che han bisogno d'aiuto, tutto qui. Poi è chiaro, se uno/a non ha intenzione di accettare l'aiuto di nessuno e continua per la sua strada, credo venga spontaneo anche a un santo alla fine dire "evabbè cazzi tua", ma il significato di quella lettera scritta dalla figlia di Pastorius merita d'essere letta e anche a fondo, qualunque sia il pensiero di chiunque.

Sugli esempi che hai portato a riguardo di chi ha problemi di turbe psichiche, alcool e tossicodipendenza, non posso dissentire, sarei un ipocrita se lo facessi, ma dissento fortemente quando "non si vuole" assolutamente manco provare a guardare le cose da altri lati, e non per la speranza di un convincimento, ma per un fattore di egoismo, come se la nostra esperienza e il nostro modo di vedere le cose sono quelli "che valgono a prescindere", perchè ciò è forma di presunzione, cosa che, per quel poco che ti conosco, non ti appartiene ma bensì appartiene alla cecità di una buona fetta della società.

Con amicizia eh ;)

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Ragazzi tutto ciò che rigurda la morte, le circostanze e le modalità che portano al suo verificarsi generano nelle persone delle risposte che sono quanto di più soggettivo ci possa essere. Noi uomini abbiamo il libero arbitrio che ci consente di scegliere...alcuni scelgono di vivere ed altri scelgono di morire e questa non è una novità. In generale c'è sempre rispetto per la figura del defunto e questo indipendentemente dalle cause del decesso ma è così solo perchè la morte è l'unica cosa inevitabile ed anche se scegliamo di vivere prima o poi raggiunge tutti (l'impotenza di fronte a qualcosa è il peggior sentimento che l'uomo possa provare). Come ho già detto altre volte io lavoro in una rianimazione e sono "abituato" al concetto di morte. Mi capita di vedere il poveretto aggrappato alla vita con un filo che lotta con tutto se stesso come il disgraziato che ha optato per l'autodistruzione ma in generale c'è poco di dignitoso intorno alla morte. Secondo me c'è un pò di confusione in alcuni perchè sembra che rispettare il defunto voglia dire necessariamente anche approvare e condividere ciò che esso ha fatto in vita. Io credo che tutti i defunti meritino rispetto ma di certo non tutti hanno condotto la propria vita in maniera esemplare e condivisibile. Comunque preciso che questo è solo il mio pensiero e non pretendo che sia vangelo...

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Jaco aveva bisogno di aiuto, la Amy aveva bisogno di aiuto... nessuno si e' sforzato di capirlo, anzi li hanno sfruttati per la loro "follia".

La figlia di Jaco aveva bisogno di aiuto... un medico glielo ha dato e lei e' qui con noi a parlarci di suo papa'.

Questo e' il senso della storia, non voglio insegnare niente (ndr. sono il Principe degli Ignoranti) e tantomeno difendere chi si distrugge (ndr, in un mio precedente intervento ho già' chiarito la mia posizione di condanna nei confronti anche di Amy).

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Luca, non vedo scritto da nessuna parte alcuna mia affermazione sul fatto che quello che io dico (scrivo), sia dogmatico o giusto.

Non riesco a mitizzare e a capire fino in fondo una persona che si butta via e butta via la propria vita in questo modo, quando da anni vedo persone che lottano per restare in vita un giorno in più mentre un male infame e vigliacco li sta portando via.

Come ho scritto, massimo rispetto per chi muore e per chi soffre e con questo rispondo anche a Simone.

Non discuto la qualità musicale, è soggettiva e va rispettata, anche se a me non piaceva.

 

Jules, perfetto, sintetico e proprio quello che volevo dire io.

 

Vabbè chiudiamo qui, tanto è colpa di Alnico. :D

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Fabio, ma guarda che su questo io ti quoto pienamente, e ci mancherebbe pure altro eh!!

E' che se però anzichè così, mi scrivi invece "troppo lungo e nemmeno me ne importa una sega", la domanda che mi sorge è "ma è il Fab che ho sempre letto da due anni a sta parte, che ha sempre mostrato una sensibilità ben al di sopra della media, oppure è un'altra persona??". Oh, alla fine sarò anche io che cerco di scavare i pensieri altrui pure nella punteggiatura (cheppoi, manco fossi docente in lettere eh, checciò la terza media io ghgh), per cui non me ne volere :D

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Luca, siamo qui a discutere sul nulla, cioè non abbiamo voce in capitolo su certi argomenti mediatic più grandi di noi.

Massimo rispetto per la figlia di Pastorius e per i problemi che ha avuto, ma io preferisco argomentare con le quattro cazzate che ci scriviamo reciprocamente, io a un post lungo una quaresima e che mi devo leggere in un giorno (finalmente), di ferie rinuncio volentieri. Siamo qui, confrontiamoci con le nostre idee, a me non frega nulla della vita della figlia di Pastorius, nel senso che in questo contesto c'entra poco. Nel quartiere dove abito negli anni 70/80 di Pastorius e relative figlie ce n'erano a pacchi.

 

Proprio oggi ho reincontrato la figlia di uno dei peggiori tossici e delinquenti della zona: picchiava la moglie e le figlie, rapinava, ricattava e quant'altro. 'Sta ragazzina (ora ha una trentina d'anni), ha due bei figli, lavorano sia lei che il marito e ha una vita NORMALE. Ah, il padre è morto di aids tempo fa eppure la figlia ne parla con nostalgia e affetto, io a un padre così gli avrei sputato in faccia mentre moriva. Non siamo uguali. Non riesco ad avere la pietas. Ho una sensibilità grande come l'universo, amo il mondo, ma non riesco ad avere rispetto verso chi non rispetta gli altri, mi volete ammazzare? Io al figliol prodigo l'agnello non gliel'avrei cucinato, gliel'avrei dato in testa. Ho colpa io? Ho sempre lavorato, preciso, puntuale, onesto, estremamente professionale. In 40 anni di gavetta e dal 1979 che vado nelle sale prova sono mancato solo UNA VOLTA, pochi giorni dopo che mi hanno investito nel 2008 (qualcuno ricorderà), perché ero in un letto d'ospedale con 5 costole fratturate e la parte sinistra del corpo totalmente abrasa. Non sono mai andato fatto, non sono mai andato ubriaco, non sono mai andato impreparato, non ho mai mancato di rispetto al pubblico, sarò arrivato tardi sì e no tre, quattro volte (vi ricordo che abito in una metropoli) non sono mancato alle prove nemmeno il giorno del funerale di mia sorella perché quella sera veniva l'autore dell'opera che stavamo allestendo a firmarci il permesso per fare lo spettacolo e io ero il responsabile della Compagnia.

Non avete idea di quante volte mi è capitato di dover fare il sociologo/psicologo con soggetti simili, venivano in sala fatti persi e rovinavano il lavoro altrui. Uno può provare ad aiutare, ma a un certo punto: ma vaff......! Sapessi quanti cavoli ciò pure io per stare a pensare ai tuoi che ti fai come una scimmia. Impara il rispetto per gli altri, lazzarone!

 

Nemmeno io sono laureato, ho fatto fino al 5° anno di ragioneria e mi hanno pure bocciato agli esami. Quindi ufficialmente ho la terza media anche io.

 

[EDIT] Ho edulcorato i termini per gli animi sensibili, ma il concetto non cambia.

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Te vojo ammazza', sai quanto me piace la guerra mondiale, non vedo altro in televisione e su Rai3 c'è la guerra nel Pacifico.

 

Vorrei precisare e poi chiudo veramente, so' stanco e sto in ferie, che c'erano anche altri tipi di tossici, cosiddetti "puliti" che sebbene sbagliassero, non facevano del male a una mosca. Secondo me è vero il detto: "in vino veritas", se sei marcio dentro, da fatto lo sei ancora di più. Ho visto tanti amici, bravi ragazzi, morire per quella robaccia, ma ciò non toglie che hanno buttato la loro vita così, per niente.

Nessuna sentenza, solo opinioni e forse parlo così perché ho avuto la fortuna di avere quel barlume di intelligenza da capire cos'era quel mondo, che pericolo era e da non cascarci. Più di qualche canna non sono mai andato e nemmeno fumo le sigarette!

 

Vado a vede' i Kamikaze (una sincronicità quasi junghiana). :)

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