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La tecnologia manda in soffitta gli Stradivari Così cade l’ultimo mito della musica Il prototipo (lo Stradivari 01) - più costoso e illustre - è stato quello meno apprezzato dagli esperti per la qualità del suono , secondo un esperimento i violini di ultima generazione sono migliori.

 

MILANO - Da secoli gli amanti del violino assicurano che la musica prodotta da uno Stradivari è unica e si potrebbe riconoscere lontano un miglio per la sua particolarità. Ma a quanto sembra il segreto dell'eccezionalità di questo strumento realizzato dall'omonimo liutaio italiano vissuto a Cremona tra il XVII e il XVIII secolo, è solo un mito. Lo dimostrerebbe un recente esperimento portato a termine da Claudia Fritz, esperta di acustica che insegna all'Università di Parigi VI e dal produttore di violini Joseph Curtin che hanno «bendato» 21 celebri professionisti (6 tra questi avevano partecipato nel settembre del 2010 all'Ottava rassegna internazionale di violino a Indianapolis, una delle più importanti competizione al mondo) e gli hanno fatto suonare a turno 6 violini. Tre di questi strumenti erano molto antichi (due Stradivari e uno ideato dall'altro celebre liutaio cremonese Giuseppe Guarneri del Gesù) mentre altri tre erano recenti (uno era addirittura stato realizzato poche settimane prima dell'esperimento). Risultato? Gli esperti hanno preferito la musica prodotta dagli strumenti recenti, bocciando le melodie dei violini più antichi

 

TEST - Il test è stato portato a termine in una camera d'albergo, dotata di un'ottima acustica. La luce era molto bassa, mentre i violinisti hanno indossato speciali occhiali che gli impedivano di riconoscere la fattura dello strumento e sui 6 violini è stato spruzzato un particolare profumo in modo che gli esperti non riconoscessero l'odore del legno antico degli Stradivari. Nella maggior parte dei casi i professionisti, dopo aver suonato ogni violino per diversi minuti, non hanno saputo riconoscere gli strumenti antichi. Addirittura quando hanno dovuto indicare il violino che avrebbero voluto portare a casa, solo il 38% ha segnalato uno dei tre strumenti realizzati nei secoli passati, mentre il resto ha preferito i violini moderni. Lo Stradivari 01, quello con la storia più illustre e il più costoso (in tutto i 3 strumenti antichi sono valutati 10 milioni di euro) è stato il violino meno apprezzato dai professionisti «bendati».

 

RISULTATI - I risultati dell'esperimento non hanno sorpreso Claudia Fritz: «Certo questi esiti potrebbero aiutare a cambiare la mentalità delle persone, ma sono sicura che ciò avverrà molto lentamente - dichiara alla rivista americana Discover Magazine - Gli amanti del violino sono una comunità molto conservatrice. Sicuramente questo studio farà felici i produttori moderni che potranno più facilmente vendere i loro violini. L'esperimento infatti dimostra che essi stanno facendo un ottimo lavoro e i loro strumenti riescono a competere anche con quelli più antichi». In realtà già in passato alcuni studiosi avevano tentato di dimostrare che la qualità della musica di uno Stradivari non è per forza migliore degli altri violini, ma le loro argomentazioni sono sempre state bocciate dagli esperti. A turno questi ultimi hanno indicato la geometria dello strumento, la tecnica d'assemblaggio, la natura del legno e la vernice usata dal liutaio italiano come l'elemento che rende unica la qualità della musica di uno Stradivari, ma il mistero della presunta eccezionalità dello strumento non è mai stato realmente svelato. Dopo questo esperimento - rivelano diversi quotidiani internazionali - l'unicità della musica di uno Stradivari può essere vera quanto è reale la qualità dei vini costosi. Un recente ricerca ha dimostrano che questi più sono cari più ci appaiono di qualità migliore e spesso il prezzo condiziona il nostro gusto

 

Francesco Tortora (corriere della sera cultura)

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Bellissimo esperimento. Sarebbe proprio da fare anche quando si compra una chitarra, che oltre al lato liuteristico ha anche la parte elettrica che incide. certo che è una bella mazzata per lo Stradivari.. azzzz. Crolla un mito.. e se è tutto vero, 21 musicisti non son pochi, contando che qualcuno anche non capisca na mazza, ma su 21.... diamine.. un bel numero che comincia a dar un risultato veritiero!!

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Davvero,questo "insuccesso" (con tutte le virgolette del mondo) dello stradivari,è davvero deludente...

Mah...chissà...che i nuovi modelli suonino davvero meglio dei old??

Oppure è tutto un po' truccato...perché stiamo parlando di uno stradivari non di un per quanto costoso "violino qualsiasi" con tutte le virgolette di prima :D

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Davvero,questo "insuccesso" (con tutte le virgolette del mondo) dello stradivari,è davvero deludente...

Mah...chissà...che i nuovi modelli suonino davvero meglio dei old??

Oppure è tutto un po' truccato...perché stiamo parlando di uno stradivari non di un per quanto costoso "violino qualsiasi" con tutte le virgolette di prima :D

 

 

Guarda, difficle sapere la verità, ma non vedo perchè oggi non si possa pretedere di poter costruire uno strumento migliore rispetto al passato.

Con le chitarre , secondo me, già succede.

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Guarda, difficle sapere la verità, ma non vedo perchè oggi non si possa pretedere di poter costruire uno strumento migliore rispetto al passato.

Con le chitarre , secondo me, già succede.

Esatto ma è meglio non tornare sul discorso Vintage :D Non si sa' mai che arrivi qualche nivuto con l'ormone del "vinteig" alle stelle che cerca di prendere per il culo a noi ;)

Comunque per quanto riguarda il famoso violino non so'...

Certo che lo Stradivari ci ha fatto una bella figuraccia eh!!

 

EDIT:"Lo stesso maestro Salvatore Accardo ritiene il test “inattendibile”: “Il suono dello strumento non va valutato da chi lo suona ma da chi sta in sala ad ascoltare”, ha detto al Corriere della Sera."

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Esatto ma è meglio non tornare sul discorso Vintage :D Non si sa' mai che arrivi qualche nivuto con l'ormone del "vinteig" alle stelle che cerca di prendere per il culo a noi ;)

Comunque per quanto riguarda il famoso violino non so'...

Certo che lo Stradivari ci ha fatto una bella figuraccia eh!!

 

EDIT:"Lo stesso maestro Salvatore Accardo ritiene il test “inattendibile”: “Il suono dello strumento non va valutato da chi lo suona ma da chi sta in sala ad ascoltare”, ha detto al Corriere della Sera."

 

Difatti ,secondo me, deve aver giocato un ruolo importante anche la tecnica costruttiva odierna che ha saputo dare maggiore feeling tra strumento e musicista.

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Beh ricordate i filmini del Liutaio Toscano ... in uno di loro parlava appunto della vernice di Stradivari, e di tutte le cazzate che i giornalisti e generalmente tutti i non addetti ai lavori ci hanno costruito sopra. E quelli sono dati storici incontrovertibili, non opinioni.

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Difatti ,secondo me, deve aver giocato un ruolo importante anche la tecnica costruttiva odierna che ha saputo dare maggiore feeling tra strumento e musicista.

 

Tutti gli Stradivari oggi circolanti non sono più nelle condizioni originali dell'epoca, essendo stati pesantemente modificati/restaurati/rimaneggiati nel corso del tempo, per adattarsi all'evoluzione delle tecniche esecutive e della musica.

 

Tra l'altro, la conclusione dei francesi è la stessa che Carlo Finale Montalbano riportò nel suo saggio "Il violino antico: un intoccabile feticcio?" di diversi anni fa, commissionato dalla Fondazione Stradivari(quindi al di sopra di ogni ragionevole sospetto): il violino antico non ha alcuna manifesta superiorità rispetto a quello moderno dovuta a fenomeni aleatori quali invecchiamento del legno, differenza nella verniciatura e quant'altro.

 

Ed è lo stesso discorso delle chitarre vintage contro cui mi batto da anni: l'età anagrafica non c'entra una benemerita mazza con un presunto miglioramento delle prestazioni dello strumento percepito dal musicista.

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"Ne ho parlato a lungo con esperti. La conclusione è molto semplice. Il materiale stagiona e invecchia. Con il tempo il legno diventa più pregiato... ma ad oltranza... troppo vecchio. Non diventa troppo esausto, ma certamente non diventa migliore e perde elasticità"

Sono, queste parole di Henryk Szeryng, esemplari per l'attenzione che il grande solista manifesta per l'aspetto più direttamente materiale, pratico, della annosa questione della tanto decantata perfezione dei violini antichi di rinomanza, a confronto dei violini prodotti dalla liuteria più recente o contemporanea. Esiste poi una perfezione e qual è?

Non dà, la varietà dei gusti, volti sempre diversi alla perfezione?

La dichiarazione conclusiva dello stesso Szeryng "La maggior parte delle volte suono con uno dei miei due violini moderni", puntualizza il risultato concreto dell'esperienza musicale vissuta da uno dei massimi interpreti dell'arte violinistica. Questo artista che ha posseduto 6 violini antichi del più grande splendore storico-liutaio, non esita a confessare di avere ricorso, in occasione delle sue esibizioni concertistiche, non già a strumenti antichi di fama leggendaria, ma a violini di recente costruzione.

Una simile dichiarazione assume un'importanza che va ben al di là della semplice alternativa: antico = eccellente; moderno = scadente. Assume cioè il ruolo di una chiarificazione umile quanto esemplare nella serie complessa di implicaizone razionali e irrazionali che costituiscono lo spazio stratificato e intricato dalle valutazioni e dalle credenze, ingenue e strumentali che si sono oscuramente avviluppate attorno all'immagine pura e semplice di uno degli strumenti più puri e semplici che la creatività umana abbia saputo generare: il violino. E' una chiarificazione che nella sua spontanea ingenuità confuta radicalmente l'atteggiamento troppo estesamente diffuso, di massa, di chi identifica le figure per lui sovrumane dei più noti solisti con i nomi di strumenti che non possono essere che di consistenza e di provenienza ultraterrena finendo per essere ai suoi occhi l'immagine stessa del grande esecutore. La dichiarazione di Szeryng disturba perchè, pur con il dovuto rispetto, stacca l'attenzione del pubblico dagli irradianti feticci violinistici, spostandola sui violini che sono il prodotto di liuteria più terrena, implicitamente dichiarandoli (escludendo il loro valore documentario e storico), di egual livello rispetto agli strumenti ormai unanimemente considerati e superstiziosamente venerati come sovrumani; senza volere, Szeryng spezza una lancia non solo a favore della liuteria moderna, ma anche e con stretti nessi conseguenziali, a favore di tutti quegli strumentisti che agli eccellenti violini di questa liuteria meno magica si rivolgono nell'impossibilità materiale di farsi proseliti anch'essi dell'annoso culto dei "grandi violini".

Lo spirito di analitico e coscienzioso ricercatore si rivela nelle dichiarazioni di Konrad Leonhardt: "Un esperimento particolarmente stimolante di valutazione timbrica è quello attinente ai violini d'alto livello di origine antica, sia per violini di recente costruzione. Un esperimento di qeusto genere, porta infatti alla smentita di quel pregiudizio secolare così ostinatamente sostenuto secondo cui i violini moderni non avrebbero la bellezza sonora di quelli antichi. Questa smentita ha trovato conferma in una prova comparativa che ha avuto luogo nel febbraio 1966 nella sala da concerto della scuola statale di liuteria di Mittenwald". Si può asserire con sicurezza, senza il benchè minimo dubbio, che un "qualcosa" sia migliore, senza effettuare comparazioni funzionali con altra simile cosa? Ciò è successo e succede dichiarando la esuberante supremazia di certi strumenti ad arco rispetto a cert'altri, accostando non già il timbro e il volume sonoro, ma esclusivamente il nome, la data e il luogo di nascita. Non è forse perchè la rarità, l'impossibilità di moltiplicare gli strumenti antichi, corrisponde alla facilità di moltiplicare valori pecuniari in progressione geometrica e in brevissime unità di tempo, mentre, potendosi "dilatare" il numero degli strumenti contemporanei, il valore di questi non è sottoponibile ad abnormi e rapide "gonfiature" borsistiche?

La fondamentale importanza della conoscenza per una scelta appropriata ad un certo gusto, è oggetto dell'acuto intervento di Giorgio Cè. In ogni campo del sapere umano, per avere la possibilità di capire e per disporre di capacità discriminative verso il vero ed il falso, è sempre necessaria una conoscenza adeguata e precisa. Una persona senza conoscenza specifica in un dato ramo, non è in grado di giudicare e di fare scelte fondate. Così resta in balia del vento mistificante soffiato da ambienti interessati. Che il fascino di un timbro sia frutto di tecniche e di scelte di materiali sapientemente e raffinatamente pre-meditate applicate in complessi giochi di combinazioni e di calcolate sinergie, è un fatto ovvio per tutti coloro, purtroppo pochi, che non si abbandonano passivamente a spinte di mode di prestigio feudale. Non viviamo più nelle epoche buie del proibizionismo religioso, delle superstizioni e delle magie ipnotizzanti. E, qualcuno, interessato al "buio"? Nelle tenebre il fantasma è re...

Sulla chimera del timbro "autentico" di strumenti antichi di altissima quotazione monetaria, quasi sempre superstiti di innumerevoli restauri con conseguenti trasformazioni radicali delle caratteristiche sonore originarie per esigente sempre nuove di gusto e di evoluzione compositiva e interpretativa, si sofferma con semplicità e chiarezza Giorgio Finale, il quale inoltre si esprime sulla non assolutezza del "bello" condizionato in contesti umani e sociali che variano nella dinamica del tempo.

Alla mistificazione "fabbricata" fa riferimento il prof. Gualtiero Nicolini che con cognizione di causa afferma: "... grandissimi interessi ruotano attorno al mercato degli strumenti antichi; si giunge al punto di attribuire opere di autori minori ad altri artefici di maggior fama sino ad arrivare a veri e propri falsi e a perizie fasulle. Gli esperti riconosciuti sono in numero estremamente esiguo; ci si rifiuta spesso di eseguire analisi scientifiche (prova della vernice, sul legno, dendrocronologiche) che attestino inconfutabile l'appartenenza di uno strumento ad un periodo ben specifico e ad una precisa scuola..." Nell'accomunare strumenti antichi e moderni nella riuscita timbrica, il prof. Nicolini afferma inoltre: "... accanto a opere di grande interesse e validità ve ne sono molte altre scarsamente importanti e con scarsa rete acustica. Prove ed analisi eseguite nel laboratorio di fisica acustica presso la Scuola Internazionale di Liuteria di Cremona comprovano quanto da me sostenuto". E per finire: "... sarebbe inconcepibile negare il valore della liuteria classica e delle varie scuole italiane in particolare. Non è certo questo il problema, il loro valore e la loro importanza sono fuori discussione, non il "valore economico" di molte opere, che hanno raggiunto oggi quotazioni troppo elevate anche per strumenti di non rilevante importanza storica, esecutiva ed acustica e per le speculazioni e gli imbrogli che sono oggi spesso praticati".

Il prof. W. Guth, fisico dell'Università di Stoccarda, asserisce con competenza scientifica, sfatando convinzioni errate, fra l'altro: "Secondo un'opinione assai diffusa, la sonorità in forza e in bellezza di un violino, migliora con la frequenza del suo uso. Ma le insignificanti energie acustiche che si sprigionano dal suono di uno strumento ad arco non sono di tale entità da esercitare un'influenza sullo strumento. La stessa cosa si può dire per la "maturazione" timbrica di uno strumento nuovo. L a "maturazione" timbrica del violino nuovo non avviene per influsso dello strumentista.

E' lo strumentista che, abituandosi alle caratteristiche timbriche e di emissione dello strumento, fa rendere lo strumento stesso al massimo delle sue capacità intrinseche sonore. Perciò non può assolutamente esser che la pratica esercitata sul violino nel corso dei secoli ne nobiliti il suono."

E così chiude: "... Più confacente ai tempi sarebbe che i liutai guardassero in avanti anzichè indietro a sè e che i fisici si compiacessero di qualcos'altro che non sia il continuare a misurare gli spettri sonori dei violini antichi e l'investigare su ricette segnate che non sono mai esisitite."

Soffermandoci sulla soggetività del gusto musicale il dott. Pfeiffer di Augsburg, tra l'altro, così si esprime: "Il timbro "ideale" di violino non esiste. Ogni strumento a un timbro specifico, a sè, così come ogni uomo è dotato di uno specifico linguaggio. Quale colore sonoro si addice maggiormente all'ascoltatore è questione di pura sensibilità personale." Sull'argomento della nobiltà acustica resa possibile solo da un legno pluricentenario (non si "esaurisce" ogni materiale sollecitato? Il legno vive. Una vita senza morte?), argomento questo che s'inquadra nella glorificazione mistica a scopo "borsistico", il dott. Pfeiffer nota: "Una superstizione inestirpabile è costituita dalla pretesa di utilizzare in liuteria una legno antico o addirittura antichissimo. E' un'ovvia verità che un legno stagionato, secco e compatto, sia meglio di un legno fresco. Ma nulla prova che un legno di cento o più anni sia un materiale ideale". Dopo avere esaurientemente trattato le cause e conseguenze di quella che lui chiama "suggestione collettiva" a riguardo degli strumenti antichi, così chiude:

"L'esaltazione di violini antichi e il disprezzo tranciante nei confronti di violini moderni, è un fenomeno che appartiene all'ambito della superstizione e della mistica".

 

E, si badi bene, si sta parlando di violini, ovvero di strumenti prettamente acustici...

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E aggiungo, che in quel bellissimo filmino del Liutaio Toscano, il nostro leggeva brani da un bel librazzo che riportava gli interventi di manutenzione operati nei secoli su tali violini, nei quali ogni liutaio incaricato dell'incombenza riportava il fatto di avere applicato dalle due alle tre mani di vernice al termine dell'intervento.

E ragazzi, la 'cavata' è la 'cavata', non c'è cazzo. E' quello che fa suonare alla grande un legno anche improponibile. Se è un ottimo legno ancora meglio, chiaro.

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E aggiungo, che in quel bellissimo filmino del Liutaio Toscano, il nostro leggeva brani da un bel librazzo che riportava gli interventi di manutenzione operati nei secoli su tali violini, nei quali ogni liutaio incaricato dell'incombenza riportava il fatto di avere applicato dalle due alle tre mani di vernice al termine dell'intervento.

E ragazzi, la 'cavata' è la 'cavata', non c'è cazzo. E' quello che fa suonare alla grande un legno anche improponibile. Se è un ottimo legno ancora meglio, chiaro.

cos'è la "cavata"? [unsure]

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La 'cavata' è la capacità e la maestrìa di trarre ( cavare ) il suono da uno strumento. Ognuno ha la sua, migliore o peggiore. Puoi valutarlo benissimo anche e soprattutto da una nota singola, che può essere piena, ricca di armoniche o vuota, fredda e inespressiva. Lo 'sanno' bene i principianti, specie se hanno scelto uno strumento a corda. Aka 'tocco'

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La 'cavata' è la capacità e la maestrìa di trarre ( cavare ) il suono da uno strumento. Ognuno ha la sua, migliore o peggiore. Puoi valutarlo benissimo anche e soprattutto da una nota singola, che può essere piena, ricca di armoniche o vuota, fredda e inespressiva. Lo 'sanno' bene i principianti, specie se hanno scelto uno strumento a corda. Aka 'tocco'

si ma...cioè se mi parli di tocco allora sono d'accordo con te, ma se si tratta di "pennare" una singola nota ma su una chitarra elettrica, capisci anche tu che lì le differenze sono in mano allo strumento (e all'ampli) per intero, pickup, altezza degli stessi, legni tastiera/manico/body ecc...

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si ma...cioè se mi parli di tocco allora sono d'accordo con te, ma se si tratta di "pennare" una singola nota ma su una chitarra elettrica, capisci anche tu che lì le differenze sono in mano allo strumento (e all'ampli) per intero, pickup, altezza degli stessi, legni tastiera/manico/body ecc...

 

Eggià. E il bello è che l'ho sperimentato anche prima testando la Strato. Se è una buona chitarra settata (già lo diceva nitro una volta da qualche parte?) la riconosci anche dal sentimento che riesci a farci saltare fuori che è dato proprio dal tocco, sopratutto dai forti e piani che il pu cinese non modula, dalla svisata delle dita. In una nota di blues ci puoi far stare cinquanta battute di macchina da scrivere o tre urli di coyote e un sospiro d'amante. [lol]

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si ma...cioè se mi parli di tocco allora sono d'accordo con te, ma se si tratta di "pennare" una singola nota ma su una chitarra elettrica, capisci anche tu che lì le differenze sono in mano allo strumento (e all'ampli) per intero, pickup, altezza degli stessi, legni tastiera/manico/body ecc...

Non sono tanto d'accordo, se non ho capito male. Una nota sola e si capisce se chi suona sa o non sa. Se è una Fender poi, come dice il Pard, è ancora più evidente.

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si ma...cioè se mi parli di tocco allora sono d'accordo con te, ma se si tratta di "pennare" una singola nota ma su una chitarra elettrica, capisci anche tu che lì le differenze sono in mano allo strumento (e all'ampli) per intero, pickup, altezza degli stessi, legni tastiera/manico/body ecc...

Ciao cari, da questa valle di lacrime vi leggo e mi tenete compagnia!

 

Suga :-) certo che ampli, PU, legni ecc danno timbro ma il valore aggiunto sta proprio nel modo in cui la corda viene pizzicata o appoggiata. Per intenderci, un'unghia ben limata e privata il più possibile di asperità sulla sua sommità contribuirà tantissimo al colore risultante (caldo o chiaro esso sia). In termini acustici si parla di "rumore" nell'attacco e armoniche....ne parleremo davanti al camino ;-)

Fatto sta che anche con il plettro, che è un'unghia artificiale, l'angolo con cui esso attacca/scivola sulla corda contribuirà, proprio come sopra, moltissimo nel risultato finale.

Ti mostrerò, non appena mi liberano, chitarra e unghia alla mano :-)

 

Un caro saluto a tutti

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